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| 09:17
Cronaca attenta e dettagliata sull’incontro con il medico- filosofo Pierluigi Parisi
Si è tenuta il 7 Marzo, presso il Chiostro di Sant’Antonio, a Nardò la conferenza dal titolo “Lo sfondo culturale contemporaneo di eutanasia e accanimento terapeutico” tenuta da Pierluigi Parisi ed organizzata dalla professoressa di Italiano Diana Rizzello, nell’ambito di una serie di iniziative pensate per una formazione che vada al di là di quella curriculare.


Si è tenuta il 7 Marzo, presso il Chiostro di Sant’Antonio, a Nardò la conferenza dal titolo “Lo sfondo culturale contemporaneo di eutanasia e accanimento terapeutico” tenuta da Pierluigi Parisi ed organizzata dalla professoressa di Italiano Diana Rizzello, nell’ambito di una serie di iniziative pensate per una formazione che vada al di là di quella curriculare.

Pierluigi Parisi, neretino di nascita e capitolino di adozione, enfant prodige e poliedrica personalità con all’attivo due lauree, medicina e filosofia, nonché sconfinati interessi in vari ambiti disciplinari, dalle lingue straniere alla sociologia passando per antropologia, psicologia, musica ed altre discipline, ha tenuto conferenze su Cartesio, Pascal, Florenskij, solo per citarne alcuni, spaziando dalla scienza alla fede, alla moda riesce proprio attraverso la sua personalità a creare armonici collegamenti tra ambiti disciplinari diversi.
Prima di arrivare a Parisi però la curiosità di noi ragazzi è stata stimolata dalla visione di un film “La bella addormentata” di Marco Bellocchio, sul caso di Eluana Englaro. Da qui la voglia di dare risposta ai tanti interrogativi suscitati dalla vicenda che, da privata, è diventata presto un caso pubblico.
Ed è proprio da qui che il nostro relatore è partito per dar corpo poi ad una relazione che, come nel suo stile, ha spaziato dal diritto all’economia, dalla filosofia all’ etica.
Parisi parte dall’osservazione attenta di un quadro di Vermeer “Ragazza che legge una lettera” (inserire foto): il quadro del fiammingo rappresenta, secondo Parisi, «con chiarezza la distinzione degli ambiti pubblico e privato così come era all’alba della modernità europea. Oggi, in un’epoca in cui la parabola della modernità viene declinando nella cornice antropologico-culturale del postmoderno, la confusione tra pubblico e privato è sempre più evidente. Si pensi nella fattispecie al caso Englaro, un caso privato divenuto pubblico e posto sotto i riflettori dei media e dell’opinione pubblica». Instabilità , fluidità, incapacità di essere, in ogni campo, da quello filosofico e tecnologico a quello politico, guida certa e sicura per giovani e non, sono questi i criteri con cui “leggere” la nostra società.
Dai tempi di Hegel, di Galilei, di Cartesio, di Newton,quando la cultura, soprattutto  illuministica, aveva insegnato più a pensare che a fare,si è giunti in un’età in cui l’istinto domina sulla ragione,in cui le azioni sono dettate da impulsi immotivati e momentanei.
«La nostra è l’età - dice sempre Parisi – in cui al verticale si è sostituito l’orizzontale ovvero le istanze della tradizione inerenti la verticalità e l’autorità oggi hanno ceduto il passo alla dimensione orizzontale dell’opinione pubblica, dei processi democratici fino alle derive del relativismo e del nichilismo metodologico ed epistemologico».
In che epoca viviamo oggi? Molti pensatori chiamano la nostra epoca “età della tecnica”, la quale si caratterizza per un’inversione mezzo-fine tra uomo e strumento tecnico. Si pensi al campo medico sanitario: si è avuto lo slittamento dalle domande inerenti il senso della vita alle modalità tecniche atte all’allungamento della stessa. «Senso e prassi, nell’età della tecnica, rischiano una scissione perniciosa – spiega il medico-filosofo - Riconfigurare gli orizzonti di senso e le domande fondamentali è (e resta) la missione dell’intellettuale responsabile».
La speranza di noi giovani, stimolati a riflettere dal discorso di Parisi, è che ogni tassello della società rioccupi il suo posto e riacquisti la sua funzione così che si possa dare all’uomo la centralità di un tempo e lo si riscopra essere pensante e dominante, non dominato, incapsulato in schemi dettati oggi da un contesto prettamente sì scientifico e quindi evoluto, ma distruttivo e aberrante nello stesso tempo.

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