Si è tenuta
il 7 Marzo, presso il Chiostro di Sant’Antonio, a Nardò la conferenza dal titolo
“Lo sfondo culturale contemporaneo di eutanasia e accanimento terapeutico” tenuta
da Pierluigi Parisi ed organizzata dalla professoressa di Italiano Diana
Rizzello, nell’ambito di una serie di iniziative pensate per una formazione che
vada al di là di quella curriculare.
Si è tenuta il 7 Marzo, presso il Chiostro di Sant’Antonio, a Nardò la conferenza dal titolo “Lo sfondo culturale contemporaneo di eutanasia e accanimento terapeutico” tenuta da Pierluigi Parisi ed organizzata dalla professoressa di Italiano Diana Rizzello, nell’ambito di una serie di iniziative pensate per una formazione che vada al di là di quella curriculare.
Pierluigi
Parisi, neretino di nascita e capitolino di adozione, enfant prodige e poliedrica personalità con all’attivo due lauree, medicina
e filosofia, nonché sconfinati interessi in vari ambiti disciplinari, dalle lingue
straniere alla sociologia passando per antropologia, psicologia, musica ed
altre discipline, ha tenuto conferenze su Cartesio, Pascal, Florenskij, solo
per citarne alcuni, spaziando dalla scienza alla fede, alla moda riesce proprio
attraverso la sua personalità a creare armonici collegamenti tra ambiti
disciplinari diversi.
Prima di
arrivare a Parisi però la curiosità di noi ragazzi è stata stimolata dalla
visione di un film “La bella addormentata” di Marco Bellocchio, sul caso di
Eluana Englaro. Da qui la voglia di dare risposta ai tanti interrogativi
suscitati dalla vicenda che, da privata, è diventata presto un caso pubblico.
Ed è proprio
da qui che il nostro relatore è partito per dar corpo poi ad una relazione che,
come nel suo stile, ha spaziato dal diritto all’economia, dalla filosofia all’
etica.
Parisi parte
dall’osservazione attenta di un quadro di Vermeer “Ragazza che legge una
lettera” (inserire foto): il quadro del fiammingo rappresenta, secondo Parisi, «con
chiarezza la distinzione degli ambiti pubblico e privato così come era all’alba
della modernità europea. Oggi, in un’epoca in cui la parabola della modernità
viene declinando nella cornice antropologico-culturale del postmoderno, la
confusione tra pubblico e privato è sempre più evidente. Si pensi nella
fattispecie al caso Englaro, un caso privato divenuto pubblico e posto sotto i
riflettori dei media e dell’opinione pubblica». Instabilità , fluidità, incapacità
di essere, in ogni campo, da quello filosofico e tecnologico a quello politico,
guida certa e sicura per giovani e non, sono questi i criteri con cui “leggere”
la nostra società.
Dai tempi di
Hegel, di Galilei, di Cartesio, di Newton,quando la cultura, soprattutto illuministica, aveva insegnato più a pensare
che a fare,si è giunti in un’età in cui l’istinto domina sulla ragione,in cui
le azioni sono dettate da impulsi immotivati e momentanei.
«La nostra è
l’età - dice sempre Parisi – in cui al verticale si è sostituito l’orizzontale
ovvero le istanze della tradizione inerenti la verticalità e l’autorità oggi
hanno ceduto il passo alla dimensione orizzontale dell’opinione pubblica, dei
processi democratici fino alle derive del relativismo e del nichilismo
metodologico ed epistemologico».
In che epoca
viviamo oggi? Molti pensatori chiamano la nostra epoca “età della tecnica”, la
quale si caratterizza per un’inversione mezzo-fine tra uomo e strumento
tecnico. Si pensi al campo medico sanitario: si è avuto lo slittamento dalle
domande inerenti il senso della vita alle modalità tecniche atte
all’allungamento della stessa. «Senso e prassi, nell’età della tecnica, rischiano
una scissione perniciosa – spiega il medico-filosofo - Riconfigurare gli
orizzonti di senso e le domande fondamentali è (e resta) la missione
dell’intellettuale responsabile».
La speranza
di noi giovani, stimolati a riflettere dal discorso di Parisi, è che ogni tassello
della società rioccupi il suo posto e riacquisti la sua funzione così che si
possa dare all’uomo la centralità di un tempo e lo si riscopra essere pensante
e dominante, non dominato, incapsulato in schemi dettati oggi da un contesto
prettamente sì scientifico e quindi evoluto, ma distruttivo e aberrante nello
stesso tempo.