Posted by Unknown
| 22:46
È una piazza che commuove quella del 31 marzo a Nardò, una giornata dedicata a Renata Fonte, giovane donna e madre, consigliere comunale neretina barbaramente assassinata ormai 30 anni fa. È una ricorrenza, in negativo, ovviamente di un episodio che ha segnato di sangue e dolore la nostra terra, dai risvolti giudiziari mai completamente chiariti ma c’è la piazza piena di bambini, di ragazzi, di giovani che si interrogano, che riflettono sulla legalità, che la rappresentano, che, in quel volto giovane e bello, strappato troppo presto e brutalmente alla vita, vedono un simbolo. E allora, anche se la ricorrenza è in negativo, è triste e dolorosa, bisogna trasformarla, vedere il bello di tutta questa energia, di tutto questo calore e ringraziarla.È una piazza che commuove quella del 31 marzo a Nardò, una giornata dedicata a Renata Fonte, giovane donna e madre, consigliere comunale neretina barbaramente assassinata ormai 30 anni fa. È una ricorrenza, in negativo, ovviamente di un episodio che ha segnato di sangue e dolore la nostra terra, dai risvolti giudiziari mai completamente chiariti ma c’è la piazza piena di bambini, di ragazzi, di giovani che si interrogano, che riflettono sulla legalità, che la rappresentano, che, in quel volto giovane e bello, strappato troppo presto e brutalmente alla vita, vedono un simbolo. E allora, anche se la ricorrenza è in negativo, è triste e dolorosa, bisogna trasformarla, vedere il bello di tutta questa energia, di tutto questo calore e ringraziarla.A lei, tutto questo sarebbe piaciuto. E ognuno, a suo modo, lo fa. Lettere, canzoni, rappresentazioni, la gioia dei più piccoli, la profondità dei più grandi, la danza e la musica, le parole e i suoni ed ogni messaggio, ogni pensiero, è una passo in più di quei “cento passi” che la comunità neretina ha appena iniziato a percorrere. In piazza incontriamo Don Raffaele Bruno, di “Libera” e gli rivolgiamo alcune domande. Una, la più semplice o, a seconda dei punti di vista, la più complessa. Chi era Renata Fonte? «Una donna, un’amministratrice, una mamma che amava - ci risponde. Amava le sue figlie, il suo lavoro, la sua terra e ad un certo punto scopre che di questa terra qualcuno voleva fare motivo di grande interesse e business. La storia di quello che le accade la conoscete bene». Poi Don Raffaele ci invita a riflettere. «Attraverso la sua storia però guardiamo al presente, non al passato e vediamo per esempio che oggi la Puglia è al primo posto per gli attentati contro i pubblici amministratori. Ecco chiediamoci cosa è cambiato e se la risposta è “niente” diamoci da fare perché qualcosa cambi. Lei, proprio questo stava cercando di fare quando la sua vita è stata spezzata. Di cambiare un certo modo di fare le cose, di m i g l i o r a r e . Per il Salento significa aver c o n s e r v a t o uno dei posti più belli d’Italia, significa aver preservato la bellezza ma noi abbiamo risposto con altrettanta bellezza?» Dal palco, qualche minuto dopo non saranno diverse le parole di Don Lugi C i o t t i , c a r i s m a t i c a f i g u r a dell’associazione “Libera”. Da quel palco D o n C i o t t i i n v o c h e r à infatti la “ d o l c e pedata di Dio” a quanti non si adoperano per un cambiamento possibile, a quanti non sentono il morso del divino che sta nell’uomo, il sale del più. L’anelito alla bellezza.

Era la nostra mamma… 

Tra il pubblico, immancabili, nelle prime file Sabrina e Viviana, le figlie di Renata, avevano 15 e 11 anni quando la loro mamma venne brutalmente assassinata, sotto casa, all’uscita da un consiglio comunale. La loro vita è stata irrimediabilmente segnata dalla perdita e dell’assenza ma, col tempo, hanno trovato la forza di sublimare il dolore nell’impegno civile e nella “tutela” del ricordo di Renata Fonte. È grazie a loro che Renata vive, nelle innumerevoli manifestazioni che in Italia le sono tributate ma è grazie a loro se il ricordo della donna, dell’amministratrice, della “vittima” non ha mai soffocato la delicatezza della figura di madre. Così Viviana ha risposto alle nostre domande. Qual è il ricordo più bello che vorresti restasse a questi ragazzi? Quando l’abbiamo persa per noi lei era solo la nostra mamma. Poi, col tempo, abbiamo capito come in realtà fosse una persona straordinaria nel fare ciò che per lei era normale, ovvero esercitare il proprio dovere, quello che dovremmo fare tutti, quella che dovrebbe essere una cosa ordinaria. Negli anni abbiamo così voluto ricostruire questo ritratto di una donna a tutto tondo che non era solo una mamma come la vivevamo noi in casa, ma era anche leader di un movimento culturale e di pensiero che aveva capito come, in realtà già nell’84 stessero attecchendo nella nostra realtà quei metodi di cultura e quei sistemi mafiosi poi diventati tristemente noti. Era una donna all’avanguardia ed oggi

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