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| 22:51
Se l’analisi e la produzione di articoli di giornale introdotta nelle attività scolastiche è un “tendenza” ministeriale piuttosto moderna, l’Istituto “Ezio Vanoni”, da sempre aperto alle esigenze, alla valorizzazione delle capacità degli allievi e desideroso di consolidare tra loro il senso di appartenenza al gruppo, ha precorso i tempi e, sin dal lontano 1964, appena quattro anni dopo aver raggiunto la piena autonomia dall’Istituto Commerciale “G. Costa” di Lecce, ha dato alle stampe il primo giornalino scolastico.
Se l’analisi e la produzione di articoli di giornale introdotta nelle attività scolastiche è un “tendenza” ministeriale piuttosto moderna, l’Istituto “Ezio Vanoni”, da sempre aperto alle esigenze, alla valorizzazione delle capacità degli allievi e desideroso di consolidare tra loro il senso di appartenenza al gruppo, ha precorso i tempi e, sin dal lontano 1964, appena quattro anni dopo aver raggiunto la piena autonomia dall’Istituto Commerciale “G. Costa” di Lecce, ha dato alle stampe il primo giornalino scolastico.Dal canto mio, ho sempre creduto nell’alto valore formativo del giornale come “strumento” didattico, anche quando, negli anni passati, l’insegnamento era molto più rigido e legato alle “forme” classiche della scrittura. Fare un giornale è infatti un’attività creativa e stimolante che assieme al genio, all’estro ed alla fantasia degli allievi, sviluppa le loro capacità riflessive e critiche e gli studenti, partecipando alla redazione di una testata, per quanto solo scolastica, migliorano indubbiamente le loro capacità relazionali e organizzative. Operando in team si sentono parte di Scrivere un articolo risponde poi a delle regole precise (spazi, battute, necessità formali nell’attacco così come nella stesura del pezzo) e questo aiuta gli allievi a sviluppare quelle capacità di sintesi ed argomentative che poi applicheranno in tutte le discipline. Senza contare che far parte di una “redazione” comporta un’assunzione di responsabilità non certo secondaria nello sviluppo educativo dei discenti. Dal 1964 ad oggi tanti i numeri che si sono susseguiti, tutti ironici, spiritosi, divertenti, critici, caratteristiche allora accettate e condivise da insegnanti e presidi, consapevoli che le parodie con cui venivano rappresentati erano solo un motivo come un altro per divertirsi. Col tempo tuttavia il giornale scolastico del “Vanoni” ha assunto una veste più “professionale”, non tutti gli insegnanti infatti partecipavano con lo stesso spirito di divertimento ai lazzi degli alunni, anche perché, nel frattempo, la mancanza di impegno, di serietà e di spirito costruttivo da parte dei giovani cresceva. Cresceva il loro edonismo frutto della società dei consumi e del “tutto e subito” e si inaspriva, di conseguenza, il rapporto dei giovani con le famiglie, con la scuola e con le istituzioni educative in generale. un gruppo, responsabili del loro lavoro, attivi in una comunità scolastica della quale, purtroppo, sin troppo spesso vivono marginalmente e svogliatamente le normali attività curriculari. Dedicarsi ad un giornale, apre, allora, l’orizzonte dei loro pensieri sul mondo, sviluppa le capacità elaborative, espressive e dialogiche, permette loro di relazionarsi con interlocutori diversi, da quelli più autorevoli che hanno l’onere di intervistare o commentare, a quelli che tutti i giorni fanno la “cronaca” della loro vita scolastica. Sui giovani, del resto, è grande l’appeal del mondo dei media e della comunicazione, molte scuole se ne sono accorte e, per far leva su questa quasi inaspettata attrazione giovanile, organizzano, da un po’ di tempo a questa parte, corsi con esperti giornalisti locali e visite guidate alle redazioni dei giornali. Pertanto, la stesura di articoli di giornale viene ormai curata dalla maggior parte degli istituti di formazione superiore sia come progetto extra scolastico, che come attività curriculare vera e propria.
È in questo contesto allora che il compito dei promotori del progetto “giornalino scolastico” è mutato, ponendosi come obiettivo quello di dare ai giovani, che cominciavano a provare un senso di sfiducia e di delusione verso le Istituzioni ormai visibilmente incapaci di dare loro sicure prospettive di lavoro e di futuro, un punto di riferimento. Si trattava di tenere il polso ad una generazione dando ai ragazzi uno spazio per esprimersi, per “gridare” la loro insoddisfazione e il bisogno di una scuola nuova, aperta ai tempi ed alle esigenze del mondo del lavoro. Il giornale, col tempo, ha assunto un taglio più economico e sociale e lo dimostrano le interviste a direttori di banca, a uomini di governo locale, a titolari di imprese, ma anche a gruppi musicali e artisti esordienti. Per molti insomma il giornale è stato anche valvola di sfogo e strumento di espressione. Per l'impegno profuso nella redazione dei primi giornalini impaginati con la sola esperienza che veniva dal campo, si ringraziano i professori Mario Mennonna, Marcello Fiorito, Emanuele Musardo e Sergio Spirito. Un ringraziamento va pure alla giornalista Ilaria Falconieri, che dal 2011 ad oggi è stata l’esperta del PON C1 per lo "Sviluppo delle competenze linguistiche", in cui io ho svolto la funzione di tutor. Con la sua professionalità ed esperienza ha suscitato forte interesse ed entusiasmo tra i partecipanti che, lungi dal rimanere seduti ad un pc, hanno imparato a fare giornalismo sul campo, guardandosi attorno a caccia di notizie. Alla luce di questa esperienza si può senza dubbio dire che, con il progetto del giornalino, la scuola ha realizzato uno dei suoi obiettivi primari e cioè preparare i giovani alla vita, far loro acquisire competenze, conoscenze e capacità trasversali, spendibili anche fuori dalle mura della scuola.

Diana Rizzello

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