Se l’analisi e la produzione di articoli di
giornale introdotta nelle attività scolastiche
è un “tendenza” ministeriale piuttosto
moderna, l’Istituto “Ezio Vanoni”,
da sempre aperto alle esigenze, alla
valorizzazione delle capacità degli allievi
e desideroso di consolidare tra loro il
senso di appartenenza al gruppo, ha
precorso i tempi e, sin dal lontano
1964, appena quattro anni dopo aver
raggiunto la piena autonomia
dall’Istituto Commerciale “G. Costa” di
Lecce, ha dato alle stampe il primo giornalino
scolastico.
Se l’analisi e la produzione di articoli di giornale introdotta nelle attività scolastiche è un “tendenza” ministeriale piuttosto moderna, l’Istituto “Ezio Vanoni”, da sempre aperto alle esigenze, alla valorizzazione delle capacità degli allievi e desideroso di consolidare tra loro il senso di appartenenza al gruppo, ha precorso i tempi e, sin dal lontano 1964, appena quattro anni dopo aver raggiunto la piena autonomia dall’Istituto Commerciale “G. Costa” di Lecce, ha dato alle stampe il primo giornalino scolastico.Dal canto mio, ho sempre creduto
nell’alto valore formativo del giornale
come “strumento” didattico, anche
quando, negli anni passati,
l’insegnamento era molto più rigido e
legato alle “forme” classiche della scrittura.
Fare un giornale è infatti
un’attività creativa e stimolante che
assieme al genio, all’estro ed alla fantasia
degli allievi, sviluppa le loro capacità
riflessive e critiche e gli studenti, partecipando
alla redazione di una testata,
per quanto solo scolastica, migliorano
indubbiamente le loro capacità relazionali
e organizzative.
Operando in team si sentono parte di
Scrivere un articolo risponde poi a delle
regole precise (spazi, battute, necessità
formali nell’attacco così come nella stesura
del pezzo) e questo aiuta gli allievi
a sviluppare quelle capacità di sintesi ed
argomentative che poi applicheranno in
tutte le discipline. Senza contare che far
parte di una “redazione” comporta
un’assunzione di responsabilità non
certo secondaria nello sviluppo educativo
dei discenti.
Dal 1964 ad oggi tanti i numeri che si
sono susseguiti, tutti ironici, spiritosi,
divertenti, critici, caratteristiche allora
accettate e condivise da insegnanti e
presidi, consapevoli che le parodie con
cui venivano rappresentati erano solo
un
motivo come un altro per divertirsi. Col
tempo tuttavia il giornale scolastico del
“Vanoni” ha assunto una veste più
“professionale”, non tutti gli insegnanti
infatti partecipavano con lo stesso spirito
di divertimento ai lazzi degli alunni,
anche perché, nel frattempo, la mancanza
di impegno, di serietà e di spirito
costruttivo da parte dei giovani cresceva.
Cresceva il loro edonismo frutto
della società dei consumi e del “tutto e
subito” e si inaspriva, di conseguenza, il
rapporto dei giovani con le famiglie, con
la scuola e con le istituzioni educative in
generale.
un gruppo, responsabili del loro lavoro,
attivi in una comunità scolastica della
quale, purtroppo, sin troppo spesso
vivono marginalmente e svogliatamente
le normali attività curriculari. Dedicarsi
ad un giornale, apre, allora, l’orizzonte
dei loro pensieri sul mondo, sviluppa le
capacità elaborative, espressive e dialogiche,
permette loro di relazionarsi con
interlocutori diversi, da quelli più autorevoli
che hanno l’onere di intervistare
o commentare, a quelli che tutti i giorni
fanno la “cronaca” della loro vita scolastica.
Sui giovani, del resto, è grande l’appeal
del mondo dei media e della comunicazione,
molte scuole se ne sono accorte
e, per far leva su questa quasi inaspettata
attrazione giovanile, organizzano, da
un po’ di tempo a questa parte, corsi
con esperti giornalisti locali e visite guidate
alle redazioni dei giornali. Pertanto,
la stesura di articoli di giornale viene
ormai curata dalla maggior parte degli
istituti di formazione superiore sia come
progetto extra scolastico, che come
attività curriculare vera e propria.
È in questo contesto allora che il compito
dei promotori del progetto
“giornalino scolastico” è mutato, ponendosi
come obiettivo quello di dare ai
giovani, che cominciavano a provare un
senso di sfiducia e di delusione verso le
Istituzioni ormai visibilmente incapaci di
dare loro sicure prospettive di lavoro e
di futuro, un punto di riferimento. Si
trattava di tenere il polso ad una generazione
dando ai ragazzi uno spazio per
esprimersi, per “gridare” la loro insoddisfazione
e il bisogno di una scuola nuova,
aperta ai tempi ed alle esigenze del
mondo del lavoro.
Il giornale, col tempo, ha assunto un
taglio più economico e sociale e lo dimostrano
le interviste a direttori di banca,
a uomini di governo locale, a titolari
di imprese, ma anche a gruppi musicali
e artisti esordienti. Per molti insomma il
giornale è stato anche valvola di sfogo e strumento di espressione.
Per l'impegno profuso nella redazione
dei primi giornalini impaginati con la sola esperienza che veniva dal campo, si
ringraziano i professori Mario Mennonna,
Marcello Fiorito, Emanuele Musardo
e Sergio Spirito. Un ringraziamento
va pure alla giornalista Ilaria Falconieri,
che dal 2011 ad oggi è stata l’esperta
del PON C1 per lo "Sviluppo delle competenze
linguistiche", in cui io ho svolto
la funzione di tutor. Con la sua professionalità
ed esperienza ha suscitato
forte interesse ed entusiasmo tra i partecipanti
che, lungi dal rimanere seduti
ad un pc, hanno imparato a fare giornalismo
sul campo, guardandosi attorno a
caccia di notizie.
Alla luce di questa esperienza si può
senza dubbio dire che, con il progetto
del giornalino, la scuola ha realizzato
uno dei suoi obiettivi primari e cioè preparare
i giovani alla vita, far loro acquisire
competenze, conoscenze e capacità
trasversali, spendibili anche fuori
dalle mura della scuola.
Diana Rizzello
Diana Rizzello